IL COMMESSO
Nei Pirke Avot, il libro del Talmud in cui troviamo molte massime e detti, leggiamo che se un servo vi ruba, dovete perdonarlo. E se il servo ruba di nuovo, dovete perdonare di nuovo. Morris Bober, un umile e sfortunato ebreo russo che gestisce un negozio di alimentari in crisi a New York (uno schlimazl, in altre parole), mette in pratica questo monito nell'eccezionale romanzo di Malamud. Sembra non avere fede, non frequenta la sinagoga e non si parla di Dio da nessuna parte. Un giovane italo-americano senza fissa dimora arriva alla sua porta di casa, ruba del pane e del latte perché ha fame. Eppure, senza menzionare la religione o il Talmud, Morris lo perdona, il giovane diventa suo assistente, commette altri crimini (un vero e proprio ganef) e viene perdonato ogni volta. Malamud utilizza questo racconto per sottolineare alcune idee fondamentali dell'ebraismo. Anche se Dio sembra avervi abbandonato, non rinunciate alle azioni richieste dalla giustizia e dalla pace. Anche se qualcuno vi fa un torto, perdonatelo, soprattutto se fa ammenda per le sue azioni passate. E per quanto riguarda il malfattore, ogni essere umano ha la possibilità di cambiare, di espiare. La redenzione è sempre una possibilità. Se Dio ha tenuto in vita un uomo per molti anni, potete forse non aiutarlo a rimanere in vita più a lungo? Forse il fatalismo è estraneo all'America moderna, ma nel mondo dei miei antenati era una forza culturale importante. I racconti di Malamud sono cupi, tristi e pieni di quella mentalità ebraica pessimista che è scomparsa dopo un paio di generazioni americane. Eppure, nessuno come Malamud riesce a cogliere le motivazioni, gli atteggiamenti e le aspettative delle prime generazioni nella nuova terra. Tra i nazisti, i comunisti, le attrattive del consumismo americano e la vista della potenza militare israeliana, siamo tutti cambiati, non siamo più quelle persone che fuggivano dai pogrom russi e dalla povertà e protestavano per il nostro destino.
Ma le verità dei Pirke Avot rimangono. E in questo romanzo, dal finale sorprendente, non solo leggerete come il ganef si pentì, ma come divenne lo schlimazl. Sì, la redenzione c'è, ma è qui sulla terra. La trasformazione è possibile.
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