IL SALE DELL'OBLIO
Negli anni Sessanta, agli inizi dell’indipendenza algerina, quando ancora si respira quello che sarà solo il miraggio della libertà, Adem, professore alla scuola media, viene abbandonato dalla moglie, da tempo infelice del matrimonio. Per lui non c’è altro al di fuori di questo suo piccolo mondo quotidiano, di quell’affetto dato per certo, e nel pieno della disperazione decide a sua volta di lasciarsi tutto alle spalle, il villaggio, il lavoro, gli alunni, e di prendere la strada come un vagabondo per annientare il dolore e la vergogna. Quale moderno Don Chisciotte, dal carattere irritabile e indisponente, nel corso del suo cammino incontrerà i compagni di viaggio più disparati: un vecchio cieco che canta divinamente, uno psichiatra amante di Gogol’ e Puškin, un nano che sogna di trovare almeno una volta nella vita un amico vero, tutti più miserabili di lui ma che cercheranno comunque di aiutarlo, di redimerlo, di spronarlo. Ma Adem è un uomo intristito, ostile, diffidente, rassegnato alla sua drammatica sorte. Fino a quando non si troverà a riaffrontare i suoi vecchi demoni e a considerare una scelta che potrebbe modificare il suo destino.
Attraverso le peregrinazioni di un antieroe malinconico e controverso, circondato da una galleria di personaggi fuori dal comune, Khadra, con la sua scrittura impeccabile, in costante ricerca ed evoluzione, riflette sul legame tra i mariti e le loro donne, sulla nozione di onore che grava su di loro e su come il conservatorismo, che li tiene legati, danneggi la loro felicità. È un romanzo di sguardi e di visioni, che tratteggia l’assurdità della vita senza amore e senza amicizia, e offre una meditazione poetica e filosofica sul possesso e la libertà, sulla negazione e il disprezzo, la separazione e la solitudine.
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